Hic est angelus in manu habens libellum apertum. The Use and Meaning of Apocalyptic Angels in Prophetical Works: The History of a Biblical Model from Joachim to Rupescissa

L’opera di Rupescissa mostra un progressivo distacco dal motivo tipicamente minoritico-spirituale del riferimento al Francesco storico come “angelo del sesto sigillo”, mentre propone un modello di eroe messianico più esplicitamente papale, con la prospettiva di una rinascita dall’interno della Chies...

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Main Author: Tealdi, Elena (Author)
Format: Electronic Article
Language:English
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Published: Brepols 2012
In: Annali di scienze religiose
Year: 2012, Volume: 5, Pages: 171-197
Online Access: Volltext (lizenzpflichtig)
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Parallel Edition:Electronic
Description
Summary:L’opera di Rupescissa mostra un progressivo distacco dal motivo tipicamente minoritico-spirituale del riferimento al Francesco storico come “angelo del sesto sigillo”, mentre propone un modello di eroe messianico più esplicitamente papale, con la prospettiva di una rinascita dall’interno della Chiesa Romana.
L’attesa di un eroe messianico, chiamato reparator, formulata nel Vade mecum, ha come modello la figura del pastor angelicus prospettata dagli scritti di profezie papali prodotti in ambienti spirituali nei primi decenni del Trecento; essa si basa, inoltre, sull’elaborazione dottrinale relativa all’ermeneutica della storia, sviluppata a partire dall’interpretazione delle figure degli angeli apocalittici, in particolare di Apc 7, 2 e Apc 10, 1.
Il Vade mecum in tribulatione di Giovanni di Rupescissa (1356) si caratterizza al tempo stesso come sintesi della produzione del frate minore ed esito di un percorso di riflessione profetico-apocalittica che, tenendo Gioacchino da Fiore come modello e ideale punto di partenza, si sviluppò soprattutto attraverso l’opera di Pietro di Giovanni Olivi e Arnaldo di Villanova.
Rupescissa’s work shows a progressive detachment from the typical Franciscan Spiritual motive of identifying the historical Francis as the “angel of the sixth seal”, while suggesting a more explicit papal model for the messianic hero, in view of an internal renewal of the Roman Church.
The Vade mecum’s expectation of a messianic hero, called the reparator, is based on the model of the pastor angelicus, described in the papal prophecies, written in the Franciscan milieu of the first decades of the fourteenth century. Furthermore, this expectation is based on the doctrinal elaboration of an historical hermeneutic connected to the exegesis of the figures of apocalyptic angels, especially those of Revelation 7, 2 and 10, 1.
ISSN:2294-8775
Contains:Enthalten in: Annali di scienze religiose
Persistent identifiers:DOI: 10.1484/J.ASR.1.102993