CAPITALE UMANO NELLA CREAZIONE DI VALORE

Il concetto di creazione di valore riveste un ruolo centrale sia nella teoria che nel linguaggio manageriale. Tuttavia non sembra esservi una definizione univoca del termine. La tradizionale concettualizzazione della creazione di valore nelle teorie di strategia ispirate alla teoria economica neocla...

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Bibliographic Details
Published in:Divus Thomas
Main Author: Massa, Lorenzo (Author)
Format: Electronic Article
Language:Italian
Check availability: HBZ Gateway
Fernleihe:Fernleihe für die Fachinformationsdienste
Published: Edizioni Studio Domenicano 2016
In: Divus Thomas
Online Access: Volltext (lizenzpflichtig)
Parallel Edition:Non-electronic
Description
Summary:Il concetto di creazione di valore riveste un ruolo centrale sia nella teoria che nel linguaggio manageriale. Tuttavia non sembra esservi una definizione univoca del termine. La tradizionale concettualizzazione della creazione di valore nelle teorie di strategia ispirate alla teoria economica neoclassica, tende a semplificare molto tale concetto, assoggettandolo al risultato economico dell’impresa e, in maniera indiretta, alle conseguenze positive di tale risultato, ad esempio salari e tasse. Sebbene questi siano aspetti fondamentali della creazione di valore, in quest’articolo intendo suggerire che tale concettualizzazione soffra di un eccessivo riduzionismo. Il problema del riduzionismo in relazione ad un concetto come quello di creazione di valore, che ha una forte connotazione morale, è enfatizzato dal potere e capacità di idee, concetti e modelli di strutturare la realtà sociale attraverso meccanismi cognitivi e linguistici. Le idee divengono modi di “pensare” e “vedere” la realtà in virtù delle immagini implicite che sono in grado di richiamare, un concetto simile a quello di metafora. Il significato di creazione di valore come riscontrato nelle teorie di strategia di stampo neoclassico, non considera una fondamentale dimensione della creazione di valore che è quella di capitale umano individuale. Il rischio è quello di perderne di vista il possibile valore. Assumendo una prospettiva neo-aristotelica come ispirata dai lavori di Amartya Sen, il capitale umano individuale viene definito come un insieme di capacità di essere e di fare, e può essere considerato vicino al concetto di virtù, sia intellettuali – sapienza, scienza ed intelletto–che umane principali – prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. L’articolo elabora questa prospettiva sul capitale umano e sulla creazione di capitale umano (o, simmetricamente, la perdita di tale opportunità) come importante ma spesso ignorata dimensione nell’equazione che definisce la creazione di valore di un’impresa e ne discute alcune implicazioni. The concept of value creation plays a central role both in theory and practice of management, such as in managerial discourse. However there seems to be lack of agreement on what it ultimately means to create value. Within the strategy domain, mostly within the line of inquiry building on neoclassical economic doctrine and its assumptions as the reference theoretical foundation, the concept is equated to the (economic) performance of the enterprise and may comprise the indirect the beneficial consequences of this result, such as wages and taxes. Although these are fundamental aspects of creating value, in this article it is suggested that such a conceptualization suffers from an excessive reductionism. The problem of reductionism in relation to a concept such as value creation, which is characterized by a considerable moral thickness, is emphasized by the power of ideas, concepts and models to structure social reality, what has been referred to as performativity. In a way not dissimilar to metaphors, ideas, concepts and models recall implicit images. Such images become ways of “thinking “and “seeing”, thus shaping decision-making and, as a corollary, action performing. In this article is it suggested that traditional conceptualizations of value creation tend to simplify away the creation of social (human) capital. As a consequence, this important dimension of value creation may remain overlooked. Building on a neo-Aristotelian perspective as inspired by the work of Amartya Sen and oversimplifying a bit, individuals’social (human) capital is defined as a set of capabilities to be and to do, and can be considered close to the concept of virtue. The article elaborates such a perspective on social capital and the creation of it (or, symmetrically, the failure to do so) conceptualizing it as an important but often ignored dimension in of value-creation. The meaning of some implications of such a broader conceptualization of social capital are discussed.
Contains:Enthalten in: Divus Thomas