Il tempo, la contraddizione e lo sguardo di Giano

La rappresentazione del tempo, così come ci è consegnata dalla tradizione filosofica dell’Occidente, sembra rivestire, rispetto alla contraddizione, due ruoli incompatibili. Da un lato, il suo concetto appare essere, esso stesso, una contraddizione in termini. Dall’altro, il fatto che il tempo scorr...

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Bibliographic Details
Main Author: Visentin, Mauro (Author)
Format: Electronic Article
Language:Italian
Check availability: HBZ Gateway
Fernleihe:Fernleihe für die Fachinformationsdienste
Published: Edizioni Studio Domenicano 2018
In: Divus Thomas
Year: 2018, Volume: 121, Issue: 1, Pages: 198-226
Online Access: Volltext (lizenzpflichtig)
Parallel Edition:Non-electronic
Description
Summary:La rappresentazione del tempo, così come ci è consegnata dalla tradizione filosofica dell’Occidente, sembra rivestire, rispetto alla contraddizione, due ruoli incompatibili. Da un lato, il suo concetto appare essere, esso stesso, una contraddizione in termini. Dall’altro, il fatto che il tempo scorra si mostra come l’unica possibilità offerta al “cambiamento” di sfuggire alla contraddizione. Un simile duplice ruolo attribuibile al tempo si deve al suo carattere continuo e non-istantaneo, vale a dire alla continuità del fluire che–come i due volti di Giano – guarda, simultaneamente e in modo ambiguo, in due direzioni opposte. Dovremmo forse pensare che dietro un significato così ambiguo si celi la frattura, che nessuna metafisica può comporre, fra la verità immutabile dell’essere e la radicale contingenza della realtà fenomenica? The representation of Time in Western tradition appears to play two incompatible roles with respect to contradiction. On the one hand, its concept itself seems to be inconceivable as it is self-contradictory. On the other hand, the very fact that time flows seems to save change from giving rise to a self-contradiction. Such a twofold role played by time is due to its continuous and not-instantaneous character, namely, to the continuity that – like a two-faced Janus – looks simultaneously and ambiguously in two opposite directions. Shouldn’t we think then that behind such an ambiguity lies a metaphysically uncomposable break between the inalterable truth of being and the radical contingency of phenomenal reality?
Contains:Enthalten in: Divus Thomas